Confezione cannabis light

Vendere cannabis light in tabaccheria

Infiorescenze di marijuana accanto alle sigarette: è possibile? 

Il proibizionismo è un problema culturale molto difficile da combattere. Spesso si va oltre la presunta pericolosità della sostanza: per i proibizionisti il problema non sono né la cannabis né i suoi effetti, ma l'idea stessa dello “spinello” con tutto l'immaginario reazionario che si porta dietro. Dare in pasto a queste persone l'estetica della marijuana, replicata in decine di vetrine in ogni città, di sicuro avrebbe potuto contribuire a rendere la cannabis più tollerata. 

Qualcosa è cambiato in questo ultimo periodo e la legge consente di vendere infiorescenze di cannabis light in tabaccheria. Un'occasione in più per implementare i propri guadagni in un momento di grande crisi economica, come quella generata dal Coronavirus.

Com'era la situazione prima del 2019? 

L'Italia nel 2016 ha scelto di legalizzare la cannabis light, cannabis sativa quasi del tutto priva di THC e ricca di CBD, principio attivo non psicoattivo responsabile degli effetti positivi della marijuana sull'umore e sull'organismo. La cannabis light venduta in Italia deve essere prodotta sul territorio nazionale, scegliendo una tra le otto genetiche italiane presenti nel Catalogo ufficiale della Comunità europea, dal momento che la legge 242/2016 vieta l'importazione e l'ibridazione delle piante di marijuana light.  

La legge 242/2016 è operativa dal gennaio del 2018 e permette la “coltivazione di canapa delle varietà ammesse iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, ai sensi dell’articolo 17 della direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002, le quali non rientrano nell’ambito di applicazione del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope”. La legge legalizza anche la vendita di derivati della cannabis.

Dopo il boom iniziale in canapai e grow shop, la marijuana legale è comparsa nelle tabaccherie a partire dal settembre del 2018.

Alcuni esercenti sono stati coraggiosi pionieri che hanno aperto questa nuova frontiera, come il titolare di un tabaccheria del centro di Bologna: «Io sono un commerciante e ovviamente mi apro a tutte le possibilità di guadagno. Se in Italia ormai è legale, non vedo quale sia il problema. In fondo è un prodotto come tanti altri, con Iva al 22% e senza la necessità di alcuna licenza particolare». «I primi risultati sono stati buoni — aggiunge — e ad acquistarla sono soprattutto persone fra i 30 e i 40 anni, che però di solito non consumano marijuana».

Non è l'unico tabaccaio del centro di Bologna ad aver scelto di vendere la cannabis light. La testimonianza di un altro esercente del centro è illuminante per individuare gli acquirenti tipo della cannabis light. Secondo il tabaccaio: «Rispetto ai clienti più grandi, i ragazzini sembrano molto scettici, forse perché preferiscono cannabis con Thc più alto. Alla fine dei conti si tratta di un prodotto in linea con questo genere di attività. Ne abbiamo di diversi tipi, in base ad ogni esigenza, e fra i miei clienti che acquistano ce n’è anche uno con problemi alla schiena, in seguito ad un incidente, che usa la cannabis light come antidolorifico».


Cosa succede nel 2019?

Il 30 maggio la Corte di Cassazione si è pronunciata definitivamente sulle sorti della cannabis light. La Cassazione ha vietato la vendita di derivati della cannabis, salvo che risultino “privi di efficacia drogante”. Attualmente la concentrazione di THC deve essere inferiore allo 0,2%”.

 La cosa importante è avere la certezza, tramite analisi, che le % di cannabinoidi presenti siano rispettate, entro i termini. Quindi con Thc inferiore a 0,2% senza cioè l'effetto drogante stabilito dalla legge. Se un commerciante rispetta queste regole non ci sono problemi di nessun tipo. Sia per il venditore, sia per il coltivatore. Anche se quest'ultimo a tenuto a fornire in prima persona le analisi che certificano i cannabinoidi. Mentre per gli esercenti fa fede la % riportata dal produttore.

 Al di là della questione legata alla modifica della legge 242/2016, la vendita della marijuana light  continua con grandissimi risultati.

 

 

 

Cannabis light e tabaccherie: quali sono i rischi? 

Da tempo i tabaccai, attraverso la Fit, avevano chiesto un intervento che facesse luce sulla liceità della vendita al pubblico dei prodotti a base di cannabis light.

Una legge in merito esiste e non sembra escludere la possibilità di vendere la cannabis light nelle tabaccherie. La legge in questione è la n.1074/1968, che vieta ai Sali e Tabacchi di “vendere prodotti atti a surrogare i generi di Monopolio”: vuol dire che nessun tabaccaio può vendere prodotti da fumo privi di licenza dei Monopoli dello stato.

E qui sta l'inghippo. La cannabis light, infatti, è certificata come prodotto ad “uso tecnico” e non destinato all’inalazione, perciò non può essere considerata un prodotto sostitutivo del tabacco. Per cui a livello legale ci sono tutti gli appigli per considerare questo prodotto vendibile all'interno delle tabaccherie ed altre categorie merceologiche come bar, circoli privati ecc...

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