Coltivazione cannabis light

Coltivare la canapa per risollevare l’economia

In questo articolo vi parleremo di come la coltivazione della canapa potrebbe rappresentare una soluzione, alla crisi economica in corso. Sappiamo quanto questo settore è cresciuto negli ultimi anni, nonostante le difficoltà generate da un sistema normativo non ancora chiaro. I dati e quello che rappresentano in termini economici parlano chiaro. Nello specifico vi racconteremo:

  1. 10mila posti di lavoro con la Cannabis 
  2. Cannabis e restrizioni da #Lockdown
  3. Bonificare i terreni inquinati con la cannabis

cannabis light

La coltivazione della canapa è un business da milioni di euro. Tra l'attività agricola diretta e la filiera per la trasformazione del materiale grezzo, la produzione di canapa industriale impiega decine di migliaia di persone nel mondo.

Gli utilizzi di questa pianta sono infiniti e moltissime sono le sue applicazioni: si va dall'agroalimentare alla cosmetica, fino al settore tessile, edile, medico e farmaceutico. Secondo la Coldiretti, la filiera della sola cannabis terapeutica potrebbe garantire agli italiani un reddito di 1,4 miliardi e almeno 10mila posti di lavoro, dalla coltivazione dei campi alla produzione dei flaconi. 

Viene da pensare che, mai come in questo periodo di crisi, ci si potrebbe rivolgere alla cannabis e alle sue moltissime applicazioni per provare a uscire dallo stallo economico causato dal coronavirus.

Un mercato legale, un’intera filiera in grado di generare miliardi di euro di guadagni e creare nuovi posti di lavoro.

Il totale lockdown a cui molti paesi sono dovuti ricorrere è stato un colpo durissimo per l'economia: da un giorno all'altro è stato chiesto alle persone di fermarsi e - insieme alle persone - si sono fermate le fabbriche, buona parte del commercio e l'industria dell'intrattenimento, che molto probabilmente deve essere l'ultima a ripartire.

Lo scenario non è dei più rosei e a quanto pare il vaccino non è dietro l'angolo. Secondo uno studio del Center for Infectious Disease Research and Policy (CIDRAP) dell'Università del Minnesota, l'epidemia non si fermerà finché non verrà infettato almeno il 60-70% della popolazione.

Secondo Marc Lipsitch, direttore della Harvard School of Public Health, "sulla base delle più recenti pandemie di influenza, questa (pandemia) durerà probabilmente dai 18 ai 24 mesi". Un periodo, questo, durante il quale "l'immunità di gregge si sviluppa gradualmente nella popolazione” nell'attesa di un vaccino che "probabilmente non sarà disponibile almeno fino ad una data imprecisata del 2021".

Coltivazione cannabis outdoor

10mila posti di lavoro con la cannabis terapeutica 

A livello nazionale le richieste di prodotti terapeutici a base di cannabis sono in costante crescita e possono essere soddisfatte soprattutto grazie all'importazione dall'estero. Con la legalizzazione della cannabis a scopo terapeutico, il Ministero della Salute ha autorizzato la coltivazione nello Stabilimento Chimico-Farmaceutico Militare di Firenze.

Quando il provvedimento è entrato in vigore il SCFM di Firenze produceva molta meno cannabis rispetto ad oggi: i militari nel 2020 potranno produrre fino a 500 kg di infiorescenze di Cannabis, 150 kg in più dello scorso anno.

Secondo la Coldiretti però ci sarebbe il modo per cambiare radicalmente la situazione: utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi nel settore dell'orto-floricoltura, si potrebbero ottenere da subito mille ettari di terreno in coltura protetta.

Si tratta di ambienti al chiuso che si prestano ad essere sorvegliati facilmente, permettendo il regolare svolgimento delle procedure di controllo volte ad evitare il rischio di abusi. Si tratta di un'occasione importante, da valutare con attenzione per dire addio alla dipendenza dall’estero e avere finalmente una filiera tutta italiana, che leghi chimici e coltivatori diretti.

Secondo la Coldiretti questa sperimentazione potrebbe essere considerata rivoluzionaria, visto che i terreni adatti potrebbero essere moltissimi. L'Italia è l'habitat naturale della cannabis sativa: negli anni '40 se ne coltivavano oltre 100 mila ettari per fini industriali, con implicazioni molto positive nell'economia del paese.

Purtroppo più di un'azienda agricola non riuscirà a ripartire dopo l'emergenza: ripensare l'agricoltura in crisi sotto il segno della cannabis potrebbe essere un'ottima idea. 

Cannabis light

Cannabis e restrizioni da lockdown

Le restrizioni imposte dalla lotta al Covid-19 hanno cambiato profondamente le abitudini di tutti, ma – per alcuni – sono state catastrofiche.

Se per fare la spesa ci siamo dovuti abituare a fare lunghe file, alla fine delle quali riuscivamo a raggiungere quasi sempre il nostro obiettivo, dal punto di vista dei consumatori di cannabis il lockdown è stato ancor più duro. Il lockdown ha obbligato alla chiusura tutti i punti vendita di cannabis light e l'isolamento forzato ha tenuto chiusi in casa gli spacciatori, mandando del tutto gambe all'aria un mercato di decine di migliaia di euro al giorno.

Se in Italia la situazione non è stata delle più gravi, dal momento che la cannabis terapeutica viene distribuita attraverso canali più diretti con i pazienti e la cannabis legale si trova facilmente anche nei distributori automatici, negli Stati Uniti le cose non sono state così semplici.

Molti stati americani hanno legalizzato la cannabis negli ultimi anni e lì i punti vendita di marijuana sono stati letteralmente assaltati poco prima dello scoppio dell'emergenza e durante i primi giorni di lockdown, tanto che le autorità sono state obbligate a dichiarare la cannabis non necessaria e a chiudere i dispensari autorizzati. Sembra che questo abbia portato alla rivalutazione della coltivazione domestica, per evitare di incorrere in carenze prolungate del prodotto. 

Cannabis legale online

Quando negli Stati Uniti ha cominciato a circolare la sensazione che di lì a poco sarebbe scattato il lockdown anche per loro, molti consumatori hanno tremato per le loro scorte di cannabis e, oltre a fare scorta di uova e farina, si sono preoccupati di accaparrarsi quanto più prodotto possibile nei limiti di legge.

Nei primi giorni i dispensari autorizzati alla vendita della cannabis sono stati presi d'assalto, e le autorità hanno deciso di chiuderli per questioni di sicurezza e ordine pubblico.

Dopo una protesta pubblica, però, le autorità di San Francisco hanno dovuto riaprire i punti vendita di cannabis, considerandoli come servizio essenziale quando - a partire dal 20 marzo - è stato dichiarato il lockdown.

La California è stata più clemente del Massachusetts che, nonostante la protesta dei cittadini, tiene chiusi i dispensari escludendoli dai servizi essenziali e per non esporsi al rischio di restare senza molti cittadini americani hanno scelto di coltivare in proprio la cannabis. 

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Il Chicago Tribune ha raccontato la storia del malato locale di epilessia David Kurfman, trovatosi senza cannabis terapeutica a causa della chiusura dei dispensari autorizzati alla vendita della pianta.

David ha davvero bisogno della sua marijauna e decide di investire $5.000 in luci, ventilatori e altre attrezzature necessarie alla coltivazione. Ha avviato il suo progetto all'inizio del lockdown e tra poco raccoglierà i frutti del suo lavoro. E tutto nel pieno rispetto della legge dell'Illinois che permette ai pazienti con più di 21 anni autorizzati alla cannabis medicale di coltivare cinque piante di cannabis in uno “spazio completamente chiuso”.

Anche l'Italia ha recentemente autorizzato la coltivazione domestica della cannabis, in seguito a una decisione delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Secondo la Suprema Corte la coltivazione domestica deve ritenersi esclusa dalla norma penale che punisce la coltivazione della cannabis, perché per la sua natura rudimentale è considerata incapace di ledere alla salute pubblica, indipendentemente dal contenuto di THC.

Si tratta di una pronuncia storica della Corte, che dà uno scossone alla situazione italiana, da sempre molto incerta sul tema della cannabis. La notizia è arrivata qualche giorno fa, in piena emergenza da coronavirus.

Di sicuro moltissimi fumatori italiani proveranno ad imitare David Kurfman, con la differenza che nel nostro paese non vi è alcuna limitazione legata all'utilizzo della cannabis per ragioni terapeutiche.   

Bonificare terreni inquinati con la canapa

C'è un'altra cosa che si potrebbe fare con la cannabis per ottimizzare le risorse e cercare di ripulire un po' il pianeta. Durante il lockdown la natura ha iniziato a rigenerarsi e, ad emergenza finita, sarebbe bello riuscire a riprendere i ritmi di sempre con un po' di riguardo in più verso la natura e il mondo che ci circonda.

Secondo alcuni studi scientifici, la canapa ha il potere di depurare i terreni su cui viene piantata, assorbendo e degradando le sostanze contaminante mediante la naturale azione delle piante. Si tratta di una tecnica di bonifica perfetta in caso di contaminazione da diossina e metalli pesanti, che risulta molto più efficace quando svolta con la canapa industriale. La canapa è capace di assorbire i metalli pesanti e – a differenza delle piante iperaccumulatrici –  può essere raccolta e utilizzata a scopi industriali e per la produzione di energia.

Uno degli aspetti caratterizzanti della pianta di canapa è il suo apparato radicale molto sviluppato e profondo, associato a un’ampia capacità di assorbimento dei liquidi.

Sono proprio le radici della pianta di canapa a renderla adatta alla bonifica dei terreni inquinati, proprio perché assorbe molte più sostanze rispetto ad altre specie vegetali. Uno studio condotto alle Hawaii (Kolosov C. A. Evaluating the public interest: regulation of industrial hemp under the controlled substances act. UCLA Law Review) ha rivelato che la canapa è in grado di abbassare la concentrazione di inquinanti organici, soprattutto idrocarburi presenti in molti siti industriali.

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La canapa industriale è perciò il candidato ideale se si vuole combinare una coltura da reddito con la bonifica di terreni contaminati, perché è in grado di accumulare elevate concentrazioni di metalli pesanti nelle foglie ma non nelle fibre, che risultano utilizzabili nella produzione di materiali compositi oppure per la produzione di energia nelle centrali termiche.

Fitodepurare un terreno è un'ottima idea per guadagnare in tempi rapidi, attraverso la vendita della fibra e degli steli di cannabis, ma può essere anche un buon modo per bonificare un terreno agricolo, da utilizzare per costruire una casa, un hotel o un ristorante, perfetto per avviare un progetto imprenditoriale pensato durante la quarantena.

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In questo filmato potrete vedere da vicino come coltiviamo la cannabis in Italia

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