La maggior parte dei consumatori di cannabis conosce bene il THC, cosa può provocare con i suoi effetti psicoattivi e quali possono essere i potenziali effetti collaterali. Un approfondimento però è sempre importante e può essere utile a chi si avvicina alla cannabis sativa per la prima volta, a chi vuole saperne un po’ di più e anche a chi cerca informazioni per farsi un’idea su un tema sempre tanto dibattuto come quello dei reali effetti di questa sostanza psicotropa tutta naturale.
In questa mini-guida, approfondiremo diversi punti su quello che può essere considerato il cannabinoide per eccellenza. Nello specifico vedremo:
- Che cos'è il Thc?
- Chi ha scoperto il THC?
- Cannabis e Thc: le varietà
- Piante che contengono THC
- Effetti del THC
- Attenuare gli effetti del THC
- L'impiego del THC in medicina
- THC e Cbd
- Eliminare il THC dall'organismo
Che cos'è il Thc?
Il tetraidrocannabinolo, in breve THC, è uno dei fitocannabinoidi prodotti dalle piante di cannabis sativa e anche il più popolare tra i consumatori e gli amanti della cannabis. Questo perché è il THC è la sostanza psicotropa che rende la cannabis in grado di provocare effetti psicoattivi in chi la assume.
Come sappiamo infatti, esistono diversi tipi di cannabinoidi, alcuni dei quali completamente privi di effetti psicoattivi, come per esempio il CBD o il CBG, i due cannabinoidi alla base della cannabis light.
Il THC può essere considerato il re dei cannabinoidi per via della sua popolarità tra i consumatori, ma anche un povero esiliato, vittima di incomprensioni e polemiche suscitate dal suo essere considerato una sostanza psicoattiva e quindi pericolosa al pari di sostanze decisamente più pesanti.
Quel che è certo è che, come vedremo, il THC è stato fondamentale nel progresso della ricerca scientifica, non solo per le sue numerose proprietà terapeutiche ma anche perché proprio grazie agli studi sul THC, si è arrivati a conoscere la presenza del recettore cb1 e degli altri recettori cannabinoidi presenti nel nostro organismo.
Il THC, come il CBD e il CBG, è in grado di interagire in modo diretto sia con il recettore cb1 che con altri recettori prodotti dal nostro corpo. È questo che li rende capaci di rafforzare il nostro sistema immunitario e di contrastare diverse patologie.
Tuttavia, come i consumatori di cannabis sapranno, se assunto in quantità eccessive, il THC può avere effetti collaterali, non pesanti ma comunque evitabili.
Chi ha scoperto il THC?
A scoprire il THC è stato Raphael Mechoulam, un medico e ricercatore israeliano, che può essere a giusta ragione considerato il padre della cannabis. Conosciuto anche per aver svelato alla comunità scientifica l’esistenza del sistema endocannabinoide presente nel nostro organismo, il sistema di fatto responsabile di gestire e regolare la maggior parte delle nostre attività fisiologiche.
A dire il vero, il Dottor Mechoulam fece questa scoperta proprio grazie al THC.
Iniziò i suoi studi a partire dalla convinzione che come a suo tempo, circa 150 prima, si fosse riusciti a isolare la morfina da una sostanza psicoattiva come l’oppio, si dovesse provare anche a isolare la sostanza psicotropa contenuta delle piante di cannabis sativa.
Affinchè possa essere fatta una scoperta scientifica, è necessario guardare le cose in profondità. Così la pensava il Dottor Mechoulam, che dedicò molti anni della sua carriera a identificare la struttura della cannabis sativa e a isolarne le componenti.
In quegli stessi anni c’erano state altre ricerche sulla cannabis, ma ci si era concentrati perlopiù sugli effetti collaterali, sull’onda del proibizionismo dilagante. Inoltre, proprio per lo stesso proibizionismo, era abbastanza complicato reperire quantità di cannabis sativa sufficienti per isolare i singoli principi attivi.
Mechoulam però sapeva bene che fino a quando non avrebbe isolato la sostanza psicotropa, non avrebbe saputo se avesse o meno potenzialità in campo farmacologico, fatto comprovato dall’esperienza della morfina appunto.
Una volta riusciti a isolare il THC, Mechoulam e il suo team si resero conto che oltre agli effetti psicoattivi, il THC era in grado di interagire con determinati recettori presenti nel nostro organismo.
Da qui la scoperta del recettore cb1 e degli altri recettori cannabinoidi, ossia cannabinoidi prodotti internamente dal nostro organismo e responsabili di far funzionare correttamente il nostro sistema endocannabinoide, che può essere considerato una specie di altro sistema immunitario, deputato a regolare alcune delle nostre principali funzioni psicologiche tra cui mangiare, dormire, avere fame e persino essere felici.
Cannabis e Thc: le varietà
Esistono numerosissime varietà di cannabis sativa, alcune che crescono naturalmente in determinate zone della terra, altre, più o meno la maggior parte ormai, frutto di ibridazioni e ricerche tra diverse strain.
Le varietà di cannabis sativa si differenziano per colore e forma, per profilo terpenico, quindi aroma e sapore e per livelli di THC.
Alcune varietà sono state create apposta per avere livelli di THC altissimi, mantenendo comunque un bilanciamento dato dalle caratteristiche della varietà. Pensiamo per esempio a tutte le Haze, all’Amnesia o all’Ak-47.
La principale differenza tra le varietà di cannabis sativa sta nella dominanza del ceppo, che può essere a dominanza sativa o a dominanza indica. Nel primo caso, l’erba avrà degli effetti psicoattivi più euforizzanti e tendenti all’attività e al buonumore. Nel caso di una dominanza indica, la sostanza psicotropa può provocare maggiore rilassatezza, ma anche più sonnolenza, intorpidimento e introspezione.
Le migliori varietà, quelle che hanno fatto la storia della cannabis vincendo numerosi premi e restando popolari nel tempo, sono quelle che riescono a bilanciare bene i due ceppi pur mantenendo i livelli di THC nei limiti del naturale (20-22%).
Le varietà che superano questi livelli di THC sono prodotte in modo artificiale e seppure possano garantire uno “sballo” maggiore, hanno anche una maggiore probabilità di provocare effetti collaterali.
Il consiglio è di partire con l’assumere varietà con livelli di THC intorno al 9, 12%, per poi eventualmente, salire in modo graduale.
Piante che contengono THC
Tra le diverse varietà di cannabis che crescono in natura, la maggior parte contiene discreti o alti livelli di THC, che possono arrivare fino al 22% e in alcuni casi qualcosa di più.
Le piante coltivate a scopo terapeutico invece contengono livelli di THC che possono arrivare fino al 19%.
L’erba non legale, che può essere reperita per strada o da persone di fiducia, conterrà livelli di THC che possono andare dal 4 al 30-40%. Tutto dipende dai semi e dalla varietà di cannabis.
Purtroppo, al momento in Italia non è possibile coltivare piante con livelli di THC superiori allo 0,2%. Per chi coltivasse un esiguo numero di piante con livelli di THC più alti da quelli previsti dalla legge vigente, potrebbe esserci una sanzione amministrativa e nulla di più, ma al momento non c’è ancora chiarezza sull’argomento e sulla legalizzazione del THC.
Le piante di cannabis light contengono THC?
Questa è una delle domande che viene posta più frequentemente da chi conosce ancora poco l’argomento. La risposta è sì, contiene THC, ma in quantità talmente irrisorie che è come se non lo contenesse.
L’ 0,1% di THC contenuto in tutte le varietà di cannabis light non è abbastanza e neanche si avvicina lontanamente alla quantità necessaria per provocare proprietà psicoattive, motivo per cui la cannabis light è legale.
Tuttavia, non è semplice, anzi è forse impossibile distinguere cannabis da cannabis light senza assaggiarla, soprattutto perché esistono varietà di cannabis light che dal punto di vista terpenico e quindi aromatico sono identiche a quelle ad alto contenuto di THC.
Prima di assaggiarla per esempio, non potrete indovinare che la nostra Diva, ispirata all’Amnesia, sia priva di THC.
Ed è questa la rivoluzione della buona cannabis light, essere fruibile anche a coloro che amano l’aroma e le proprietà terapeutiche della cannabis sativa, pur volendone evitare gli effetti psicoattivi.
Effetti del THC
Gli effetti del THC dipendono dalla varietà di cannabis che stiamo assumendo e naturalmente dai livelli di THC che contiene, che può variare e andare dal 10 fino al 35, 40%, quantità effettivamente molto alte e poco naturali, con cui può essere più facile sperimentare gli effetti collaterali.
Ma vediamo quali sono gli effetti base del THC utilizzato a scopo ricreativo, presupponendone un uso equilibrato e consapevole. Il THC può provocare:
- Un leggero senso di euforia
- Un senso di rilassatezza fisica e mentale
- Un miglioramento del buon umore
- Una leggera alterazione spazio-temporale
- Improvvisa ilarità e attacchi di risa
- Una migliore capacità di concentrazione
- Stimolazione della creatività
- Stimolazione della socialità
- Occhi arrossati
- Bocca secca
- Essendo uno stimolante dell’appetito, il THC può provocare la cosiddetta ‘fame chimica’
Vediamo invece, per imparare a riconoscerli, quali possono essere i potenziali effetti collaterali del THC:
- Una forte alterazione spazio-temporale
- Tachicardia
- Paranoia e sensazione di panico
- Difficoltà a comunicare con l’esterno
- In alcuni casi, se non si è mangiato o se si è bevuto troppo in concomitanza all’assunzione di una cannabis ad alti livelli di THC, succede che la vista possa essere annebbiata.
- Debolezza
- Sonnolenza
- Apatia
- Difficoltà di deglutizione
- Nausea e vomito. Questo solo in alcuni casi, nello specifico se insieme alla cannabis sativa si è assunta un’altra sostanza psicotropa o un’eccessiva dose di alcool.
Questi effetti collaterali si risolvono in poco tempo e sono prevenibili. È fondamentale ricordare che per quanto naturale, alti livelli di THC rendono la cannabis sativa una sostanza psicoattiva, che nonostante sia inoffensiva e quasi sempre benefica, deve essere usata senza cadere nell’abuso.
Infine, uno degli effetti collaterali più contestati quando si parla di cannabis sativa è relativo alla concomitante assunzione del tabacco, quindi della nicotina e alla combustione che avviene con le cartine che usiamo per rollare le canne.
C’è chi sostiene che la maggior parte degli effetti collaterali provengano non dalla sostanza psicotropa, ma dall’unione con elementi nocivi. E non si può non concordare con questa tesi.
E come in tutte le cose c'è l'uso e c'è l'abuso!
Attenuare gli effetti del THC
Per evitare gli effetti collaterali associati all’uso di tabacco e nicotina, la soluzione è semplice ma richiede uno sforzo iniziale. Smettete di rollare e iniziate ad usare un vaporizzatore per erba. Smettete di usare il tabacco per la mista e sostituitelo con la cannabis light.
Se invece avete esagerato con una cannabis sativa ad alti livelli di THC e percepite uno o più effetti collaterali, potete aiutarvi con alcuni semplici rimedi che in breve tempo vi faranno tornare come nuovi.
Ricordate: se avete assunto solo cannabis sativa potete stare tranquilli e seguire i consigli indicati qui di seguito.
Se invece avete assunto una sostanza psicoattiva chimica o esagerato con l’alcool al punto da sentire che state perdendo i sensi, non esitate a chiamare il 118, che vi aiuterà tempestivamente.
Se invece avete solo fumato troppo, ecco qui:
- smettete subito di fumare, aprite le finestre e prendete aria
- razionalizzate, ora vi sembra di morire, ma è solo cannabis sativa. Non è tossica. Passerà.
- sciacquate il viso con acqua fresca
- mangiate della frutta e qualcosa di salato ma sano. Un carboidrato semplice, pane e pomodoro, pane e avocato, pane e tonno.
- bevete dell’acqua
- respirate profondamente e lentamente per 10, 20 volte
- vaporizzate cannabis light. Il CBD è in grado di attenuare gli effetti del THC
- se non vi gira la testa, provate a distendervi e dormire. Al risveglio, sarà tutto passato.
L'impiego del THC in medicina
La cannabis sativa è una vera e propria officina per la farmacologia e infatti le ricerche, quando ci sono i finanziamenti, non si fermano e illuminano.
Il THC viene impiegato in medicina per il trattamento di numerose patologie.
La distribuzione di cannabis terapeutica è autorizzata dall’Organismo statale per la cannabis, attivo presso il Ministero della Salute. Si tratta di prodotti con livelli di THC che possono arrivare fino al 19%.
La cannabis terapeutica può essere prescritta per alleviare il dolore, per trattare la sclerosi multipla o disturbi cronici legati alle lesioni del midollo spinale.
Inoltre, il THC viene utilizzato per contrastare alcuni degli effetti più disturbanti della chemio e della radioterapia o di alcune terapie per l’HIV, ma anche per malattie reumatiche come la fibromialgia o delle forme più gravi di artrite.
Il THC viene impiegato anche nel trattamento del glaucoma e per ridurre i movimenti involontari nella sindrome di Tourette.
Statisticamente, se utilizzato in trattamenti a base di cannabis terapeutica, il THC ha un effetto migliore e meno invasivo rispetto agli oppiacei e ai farmaci derivati dagli stessi.
Vediamo nello specifico, di cosa è capace il THC e perché può essere considerato un principio attivo rivoluzionario per la medicina moderna.
Gestione del dolore:
se usato con consapevolezza può essere uno degli antidolorifici più potenti e naturali allo stesso tempo. Tutti gli studi sul THC hanno dimostrato la sua efficacia nel trattare il dolore cronico e il dolore acuto.
È un antidolorifico talmente potente da essere in grado di alleviare gli spasmi muscolari, rivelandosi così utile anche a gestire il dolore e movimenti involontari anche nei pazienti affetti da sclerosi multipla e spasticità muscolare.
Questo è il motivo per cui il THC viene utilizzato come principio attivo per produrre farmaci naturali in grado di trattare sclerosi multipla, epilessia, fibromialgia e sindrome di Tourette.
Stimolante dell'appetito:
quella che tra i consumatori di cannabis a scopo ricreativo, viene chiamata “fame chimica” può essere una risorsa molto utile nei pazienti affetti da inappetenza o per tutti quei pazienti che fanno chemioterapia, che può provocare nausea e conati di vomito.
Antinfiammatorio:
il THC viene utilizzato da sempre, anche dalle popolazioni più antiche come antinfiammatorio, perché come rese pubblico il dottor Ethan Russo nel 2011, il THC può essere considerato l’antinfiammatorio per eccellenza. Ha proprietà antinfiammatorie venti volte maggiori dell'aspirina e quasi il doppio di quelle dell'idrocortisone.
Neuroprotettore:
il THC é in grado di lavorare sull’estinzione dei ricordi spaventosi e traumatici. Sembra quindi che possa essere molto utile nel disturbo post traumatico da stress, in particolare nei casi molto gravi, in cui flash back improvvisi possono apparire e intromettersi brutalmente nella vita quotidiana.
THC e CBD
THC e CBD hanno molte caratteristiche comuni. Sono entrambi due fitocannabinoidi presenti sulle piante di cannabis sativa. Entrambi sono in grado di interagire con i nostri recettori cannabinoidi contribuendo a riequilibrare e a stimolare il nostro sistema endocannabinoide.
Entrambi hanno proprietà terapeutiche e vengono utilizzati in campo farmacologico per la cura della sclerosi multipla e di altre patologie umane. Il Sativex, per esempio, è un farmaco a base di un estratto naturale di THC e CBD, che l’Agenzia Italiana del Farmaco ha approvato e autorizzato dal 2013 e che viene utilizzato per trattare i sintomi dolorosi della sclerosi multipla.
THC e CBD sono stati impiegati anche nella preparazione di un altro farmaco, Epydiolex, usato per trattare i sintomi dell’epilessia nei bambini.
L’unica differenza sostanziale tra THC e CBD è che il THC è una sostanza psicotropa per via dei suoi più o meno leggeri effetti psicoattivi. Per questo motivo in alcuni casi, se utilizzato in dosi massicce il THC può avere effetti collaterali anche in forma farmacologica, proprio come tutti i farmaci.
Il CBD no, non ha effetti collaterali neanche in dosi massicce.
Questo è uno dei motivi per cui THC e CBD vengono utilizzati insieme, in proporzioni diverse a seconda della patologia da trattare.
Ovviamente possono essere utilizzati insieme anche nell'uso quotidiano e non medico, sostituendo una cannabis light biologica e certificata al tabacco di ogni mista.
Eliminare il THC dall'organismo
Il THC viene metabolizzato nel fegato dove viene scomposto in circa 80 metaboliti che, per così dire, viaggiano nell’organismo prima di essere pian piano espulsi.
Il THC viene rilevato nei fluidi come urina e saliva fino a 30 giorni dal consumo, nei capelli invece può restare mesi e mesi, soprattutto se a fare il test è un soggetto che consuma abitualmente e più volte al giorno cannabis sativa.
Per quanto riguarda l’uso sporadico, il THC viene rilevato fino ai 7,10 giorni circa.
Tuttavia, l’assimilazione e lo smaltimento del THC dipendono da tre fattori sostanziali:
- il nostro metabolismo
- la quantità di cannabis sativa ad alta concentrazione di THC che siamo abituati ad assumere
- il tipo di test e la sua sensibilità
È chiaro che maggiore sarà la quantità assunta, più complicato si rivelerà lo smaltimento.
Nei soggetti con un metabolismo veloce, il THC viene eliminato più in fretta che nei soggetti con il metabolismo lento. Determinati test sono talmente sensibili da rilevare il THC nei capelli anche dopo un anno e non si può sapere quale test verrà effettuato.
In generale è sconsigliato provare a diluire le urine o assumere strani intrugli che promettono di alterare il test. Il rischio è che il test possa essere considerato truccato e falsato.
Meglio concentrarsi sulla depurazione e lo smaltimento delle tossine, come dopo le vacanze di Natale.
Ecco cosa può essere utile:
- Sauna: se ne abbiamo la possibilità, una sauna può essere molto utile a rilasciare tossine e metaboliti.
- Acqua: l’acqua ci aiuterà a drenare molto e anche a diluire le nostre urine. Meglio bere tanto nei giorni precedenti al test ma non in modo eccessivo il giorno stesso, così da evitare che l’urina venga troppo diluita e sia sospetta.
- Tisane drenanti: andate in erboristeria e chiedete di farvi preparare una miscela dalle proprietà drenanti e assumetela almeno una volta al giorno prima del test.
- Attività fisica: aumentiamo le nostre ore di attività fisica. Correre, nuotare, qualsiasi tipo di sport può essere fondamentale per accelerare il processo di smaltimento di THC dal nostro corpo. Facciamo attività fisica almeno una volta al giorno prima del test.
- Carbone attivo: anche il carbone attivo può essere un valido alleato nel processo di eliminazione del THC. Riesce infatti a legarsi ai metaboliti eliminandoli rapidamente e definitivamente dal nostro corpo.
- Zinco: c’è chi sostiene che lo zinco possa essere utile per dare un falso negativo, essendo un alterante delle urine. È facilmente reperibile sotto forma di integratore.
Per l’utilizzo di zinco e carbone attivo, meglio rivolgervi prima al vostro medico per assicurarvi che non interagiscano con altri farmaci che state assumendo o con eventuali problematiche.
Anche per la sauna fate attenzione, per evitare effetti collaterali, non fatela se soffrite di pressione bassa
Per l’attività fisica procedete con cautela se solitamente siete dei sedentari. Ritrovarvi con il colpo della strega non vi aiuterà a eliminare il THC dal vostro corpo.
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