CBG è l'abbreviazione di cannabigerolo. Si tratta di un cannabinoide non psicoattivo, presente in circa l'1% dell'intera pianta di canapa. Questa molecola sta vivendo una fase di grande attenzione da parte della scienza: è attualmente in fase di studio per il suo potenziale farmacologico, sebbene non sia ancora stato sottoposto a studi approfonditi.
Nonostante i recenti studi scientifici, del CBG non si sa ancora molto. Il ricercatore Ethan B. Russo ha pubblicato un articolo nel British Journal of Pharmacology, che approfondisce gli effetti di fitocannabinoidi e terpenoidi, le loro qualità medicinali e le potenziali applicazioni farmacologiche. Russo afferma che il CBG ha proprietà antimicotiche, antidolorifiche e antidepressive.
Il CBG potrebbe anche giocare un ruolo nel trattamento di psoriasi ed MRSA - infezione da Staphylococcus aureus - e potrebbe contrastare ansia e tensione muscolare, data la sua capacità di inibire la diffusione di una sostanza chimica chiamata GABA. Russo fa notare che il CBG potrebbe funzionare in sinergia con altre componenti della pianta di cannabis, come i terpenoidi fitolo, linalolo, ossido cariofillene, e limonene.
CBG, un po' di storia
Il CBG è stato estratto puro per la prima volta nel 1964 dallo scienziato Y. Gaoni, che riuscì a studiare la struttura e a sintetizzare in laboratorio di diversi tipi di cannabinoidi.
Secondo gli studi effettuati da Gaoni e dai suoi collaboratori, il cannabigerolo è un composto terpenofenolico, ossia come gli altri presenti nella cannabis, può essere suddiviso in tre molecole che presentano a loro volta diverse proprietà chimiche, ciascuna con una propria applicazione in campo farmaceutico. Ad esempio, il cosiddetto anello fenolico ha proprietà antimicrobiche e antibatteriche. Le due catene lipofile, poste alle estremità opposte dell’anello fenolico, sono la catena n-alchilica e la catena terpenoica.
Le due catene lipofile hanno diverse applicazioni terapeutiche: sono scarsamente idrosolubili e questo gli permette di penetrare meglio all’interno dei tessuti, garantendo così un effetto terapeutico maggiore rispetto ad altri farmaci.
CBG: in cosa è diverso dal CBD?
La principale differenza tra CBD e CBG sta nella diversa quantità in cui le due molecole sono presenti nella pianta di cannabis: il CBG è presente in tracce, in quantità pari all'1% o meno, mentre il CBD è molto abbondante all'interno della cannabis sativa. Entrambe le molecole non sono psicoattive, hanno effetti collaterali minimi o assenti e offrono una vasta gamma di benefici per la salute.
Al pari del CBD, anche il CBG presenta enormi in virtù nella sua interazione con il sistema endocannabinoide: uno studio del 2015 ha rilevato che il CBG è potenzialmente efficace nel trattamento della disfunzione vescicale, mentre uno studio del 1990 ha scoperto che il CBG può ridurre la pressione intraoculare, causa del glaucoma. Ha proprietà neuroprotettive, che rendono in grado di impedire la degenerazione delle cellule nervose, oltre ad un grande potenziale come trattamento per la malattia dell'intestino irritabile.
Il CBG è considerato un rimedio per malattie della pelle come la psoriasi, in quanto questo riesce a inibire la proliferazione dei cheratinociti. Tra gli effetti che più attirano l'attenzione della scienza, ci sono quelli che il CBG sembra avere sul cancro. Secondo recenti studi, il CBG sarebbe un antagonista del gene TRPM8 e potrebbe essere impiegato come trattamento nella cura del cancro alla prostata e delle infiammazioni e malattie della vescica.
CBD e CBG: l'unione fa la forza
La combinazione di CBD e CBG sta iniziando a interessare la ricerca, grazie alle enormi potenzialità attribuite alla combinazione tra questi due cannabinoidi non psicoattivi.
Sono due molecole che agiscono in sinergia, lavorando contemporaneamente su due aspetti diversi del problema da trattare. Il CBD, ad esempio, stimola un enzima chiamato FAAH che è responsabile della produzione di endocannabinoidi nel corpo e – in caso di carenza o sovrapproduzione – agisce come regolatore. Al contrario, il CBG agisce direttamente sui recettori del sistema endocannabinoide, soprattutto sui recettori CB1, CB2 e 5-HT1A. Potremmo dire che se il CBD concentra la sua azione sulla chiave, il CBG agisce invece sulla serratura: la combinazione di entrambi permette di aprire la porta con facilità.
Per fare un esempio, il CBG è conosciuto per la sua capacità di alleviare i dolori grazie alle sue proprietà analgesiche. Gli studi scientifici che hanno misurato gli effetti del CBD isolato nel trattamento del dolore acuto non hanno segnalato effetti benefici, al contrario di quanto riscontrato nel trattamento del dolore cronico. In questo caso, infatti, il CBD aveva mostrato una potente azione analgesica, in associazione ad altri cannabinoidi. In particolare, il CBG ha delle significative proprietà analgesiche contro il dolore infiammatorio; agisce aumentando il tono endocannabinoide, permettendo al anandamide di agire a più lungo raggio e di aumentare in maniera sinergica gli effetti antidolorifici del THC.
Lo stesso si può dire anche per il Cannabicromene (CBC), che potenzia gli effetti antidolorifici del THC. Il CBG è un cannabinoide molto importante soprattutto per la cura del glaucoma, poiché è stato scoperto che il suo utilizzo riduce la pressione intraoculare causa della malattia.
L'effetto entourage
Quando sono stati avviati gli studi sui cannabinoidi, non si sapeva granché delle potenzialità della pianta di cannabis. Lo scienziato Raphael Mechoulam è stato tra i primi a svolgere ricerche approfondite sulla pianta di cannabis. Nel 1964 è stato il primo a isolare il THC, permettendone l'utilizzazione farmacologica. Dopo aver isolato il THC, Mechoulam si rese conto che i suoi effetti erano diversi da quelli dell'intera pianta e comprese fin da subito che i cannabinoidi tendono ad agire simultaneamente fra loro.
Lo spray conosciuto con il nome di Sativex è un ottimo esempio per spiegare il funzionamento del cosiddetto effetto entourage: lo spray utilizza tutti i cannabinoidi e i terpeni presenti nella pianta, e sfrutta il legame che si stabilisce tra di essi. Secondo la GW Pharmaceuticals, che lo produce, il Sativex è la dimostrazione di come i composti terapeutici di cannabinoidi e terpeni agiscano insieme in maniera armonica. Dopo oltre un decennio di sperimentazioni, la GW Pharmaceuticals ha rivelato infatti che l'estratto di un'intera pianta che contiene la medesima quantità di THC e CBD - è molto più efficace nella riduzione di dolori e spasmi della SM rispetto ad un farmaco contenente un singolo composto.
CBG contro la neuro-infiammazione e lo stress ossidativo
Secondo uno studio condotto dai ricercatori del Centro Neurolesi "Bonino Pulejo" di Catania, in collaborazione con il CREA - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria e l'Università del Piemonte orientale, il cannabigerolo avrebbe un ruolo fondamentale nella lotta allo stress ossidativo. Secondo i ricercatori, infatti, l’infiammazione e lo stress ossidativo giocano un ruolo fondamentale nella neurodegenerazione cellulare.
Il CBG, come molti altri composti naturali, è in grado di esercitare un'azione neuro protettiva importantissima contro l’infiammazione e lo stress ossidativo, e protegge dalla perdita di cellule neuronali. La ricerca mirava “a valutare la capacità del CBG di proteggere i motoneuroni dalla tossicità indotta dal mezzo dei macrofagi RAW 264.7 stimolati dalla LPS”.
Usando il dosaggio MTT, un dosaggio colorimetrico per valutare l’attività metabolica cellulare, gli scienziati di Catania hanno osservato che il pre-trattamento a base di CBG era in grado di ridurre la perdita di vitalità cellulare indotta dal mezzo di macrofagi stimolati con LPS nelle cellule NSC-34. Secondo i ricercatori, i risultati dello studio hanno confermato gli effetti neuro-protettivi del CBG, potenziale trattamento contro la neuro-infiammazione e lo stress ossidativo.