Si potrebbe pensare che sia sconveniente un articolo che associa la cannabis a un problema -quello dell’acne- che lo stereotipo annovera fra i problemi tipici dell’adolescenza.
E in effetti la maggior parte di noi ha avuto a che fare dai quattordici ai venti anni con un problema che, sebbene da un punto di vista prettamente medico non sia assolutamente grave, era sufficiente a gettarci nel più cupo sconforto.
L’acne è infatti l’arcinota affezione della pelle che si manifesta tramite foruncoli, prevalentemente distribuiti sul viso, e nelle sue manifestazioni più virulente anche su schiena e torace. Non serve uno psicologo per rendersi conto che -in un periodo della crescita già delicato di suo- una simile manifestazione cutanea sia tutto tranne che benvenuta.
E’ vero infatti che sebbene come detto non sia né una patologia grave né sintomo di chissà quale irrimediabile scompenso, l’acne può arrivare a incidere molto sull’autostima e l’umore di una persona, fino a modificarne il comportamento e scoraggiarne le uscite in pubblico.
Nei casi più gravi, se non trattata adeguatamente, l’acne può lasciare delle cicatrici permanenti nelle zone in cui si è manifestata con maggior frequenza, e queste cicatrici sono tra le principali cause di depressione adolescenziale. Triste ma vero.
Quello che invece non è vero è che sia un problema limitato alla sola pubertà-adolescenza, benché essendo legato anche a squilibri ormonali, l’acne attecchisce più facilmente in organismi in piena rivoluzione come appunto un adolescente.
Tuttavia ognuno di noi è particolarmente vulnerabile all’acne in un periodo diverso della propria vita: a titolo di esempio basti pensare che nel solo 2018 cinquanta milioni di americani si sono rivolti a strutture sanitarie per combattere l’acne, che è a tuttora il secondo problema della pelle in ordine di diffusione.
Ma che cosa è esattamente l’acne?
Con questa parola generica indichiamo per la verità tutta una serie di disturbi della pelle, la cui disciplina di riferimento è la dermatologia. Brufoli, foruncoli, punti neri, bianchi, grani di miglio, papule, pustole, noduli e persino piccole cisti: sono tutte possibili manifestazioni dell’acne, spesso in concomitanza.
Le cause di queste indesiderate eruzioni cutanee sono riconducibili a una eccessiva produzione di sebo da parte della pelle.
Il sebo è una secrezione cutanea (di pertinenza delle ghiandole sebacee) oleosa e lipidica destinata ai follicoli piliferi, che concorre assieme al sudore alla formazione di una pellicola superficiale che scherma la pelle dalle aggressioni chimiche e batteriche cui siamo continuamente esposti. Sua altra importante funzione è di tenere sotto controllo la cessione di acqua da parte della pelle, ovvero la sua traspirazione (Trans Epidermal Water Loss: TEWL).
Il problema si verifica quando vi è una superproduzione di sebo, che quindi va a ostruire i pori impedendo la traspirazione: eventualità maggiormente probabile in persone che hanno una pelle “grassa”. Il sebo eccedente determina la diffusione di un batterio che anche in condizioni normali vive sull’epidermide: il Propionibacterium acnes.
La sua attività incontrollata innesca un’infiammazione che cerca il suo sfogo tramite il foruncolo. L’irritazione ormai propagata viene a questo punto ulteriormente fomentata dalle cellule morte della pelle.
Oltre agli sconvolgimenti ormonali, fra i fattori che rendono più probabile la comparsa dei brufoli si possono annoverare l’inquinamento atmosferico, una dieta non equilibrata, o lo stress. E poiché a sua volta l’acne è fonte di stress, non è infrequente che si inneschi il circolo vizioso stress-acne da stress- stress da acne-eccetera. E se alcuni di questi fattori possono essere tenuti sotto controllo, altri no.
Esiste infatti anche una predisposizione genetica all’acne, che anzi sembrerebbe la causa più diffusa.
E dunque non si può far altro che scendere a patti con questo rischio, e amen.
Va anche detto che in un periodo storico come quello che stiamo vivendo, l’esasperazione del culto dell’immagine e il must di dare di se stessi un’immagine sempre vincente ha esacerbato il problema. Non è un caso che negli ultimi decenni l’industria farmaceutica abbia effettuato cospicui investimenti nella ricerca di cure per l’acne, e ad oggi sono disponibili sul mercato moltissimi trattamenti medici: dagli esfolianti al trattamento al laser.
La soluzione in teoria sarebbe l’eliminazione di tutte quelle “scorie” che ostruiscono i pori. Il rimedio perfetto tuttavia non c’è: molte soluzioni risolvono il problema solo temporaneamente, o innescano effetti collaterali, o sono estremamente costose.
La cannabis può essere d’aiuto nel trattare le manifestazioni dell’acne?
Assolutamente sì, tutta: dai semi alle cime; e in particolar modo il CBD nelle sue forme di unguenti, cristalli e olio può sortire effetti positivi. Di lui ci occuperemo.
Stando a ricerche condotte dal National Center for Biotechnology Information il CBD avrebbe la capacità di bloccare la produzione di sebo.
Abbiamo già visto in altri articoli come il nostro organismo sia provvisto di un sistema endocannabinoide, i cui recettori sono collocati anche sulla superficie del nostro corpo: la pelle, appunto. Bene: il CBD coopera con i recettori CB1 e CB2 e facilita l’omeostasi.
Inoltre, è stato dimostrato dall’ungherese Dottor Tamas Biro che una pomata di CBD può inibire o regolare la produzione di anandamide: il neurotrasmettitore addetto alla nascita, diversificazione, crescita e morte delle cellule. Questo neurotrasmettitore deve trovarsi in condizioni di equilibrio ottimale per poter avere una pelle priva di imperfezioni, e il CBD può intervenire quando questo equilibrio è compromesso.
Il Dottor Biro ha altresì appurato (ma già si sapeva) che il CBD ha virtù anti infiammatorie, frenando il decorso delle infiammazioni e attenuando il rossore della pelle.
Ci siamo già occupati di cannabis terapeutica e non: chi avesse seguito i nostri articoli fin qua saprà anche che il CBD è un efficace anti-stress, e quindi può aiutare a tenere a bada uno dei fattori esterni (che non hanno a che fare cioè con alcuna predisposizione genetica) che possono scatenare l’acne, e che abbiamo citato poco sopra.
Il CBD interagisce con il SNC (Sistema Nervoso Centrale) aiutando il cervello a rilassarsi e aumentando la produzione serotonina (una specie di “ormone della felicità”). In questo caso non si tratta di spalmarsi pomate: è sufficiente assumere il CBD per via sublinguale sottoforma di olio, o in “perle”, per disporre di un importante aiuto nel tenere sotto controllo l’equilibrio ormonale e tenere lontani stress e ansia.
Il CBD vanta anche una peculiarità da “bomba intelligente”, nel senso che colpisce solo le cellule cutanee difettose senza intaccare le sane: tratta solo le cellule responsabili della produzione di sebo senza incidere sulle altre. E senza irritare la pelle in alcun modo: cosa che non si può dire di quei trattamenti disponibili che (contenendo vitamina A) da un lato alleviano temporaneamente il problema e dall’altro paradossalmente causano eccessiva secchezza della pelle, creando un problema che prima non c’era.
Riassumendo, il CBD può essere un alleato molto importante sottoforma di creme, balsami, pomate o unguenti: si parla in questo caso di applicazione “topica” (cioè il CBD viene spalmato sulla pelle ed entra in contatto coi recettori dei cannabinoidi su di essa distribuiti).
Ma per chi volesse godere appieno di tutti gli effetti del CBD sarà sufficiente assumere regolarmente olio di CBD: in questo modo aiuterete il vostro sistema immunitario, l’equilibrio e la stabilità ormonale, ridurrete ansia e stress: i territori di caccia preferiti dell’acne!
Infine, i sieri di olio di CBD sono ottimi se spalmati sulla pelle anche per ridurre l’evidenza di cicatrici, imperfezioni e rughe.
E quindi, da parte nostra speriamo che cessi presto la generica e superficiale generalizzazione in materia di sostanze alteranti e che tutti possano presto beneficiare dei doni di una pianta straordinaria: la cannabis!