Si possono utilizzare le tecniche di coltivazione più avanzate, i grow box più performanti e le luci migliori sul mercato, ma – se non si conosce l'anatomia della pianta di cannabis – sarà quasi impossibile portare a termine l'impresa della coltivazione con successo.
La marijuana è una pianta complessa e ogni sua parte ha un compito preciso. Conoscere aspetto e necessità di ogni componente di certo aiuterà nella buona riuscita della coltivazione!
L'anatomia della pianta di cannabis
Quali sono gli elementi principali della pianta di cannabis? Una pianta di cannabis adulta è così composta:
- le radici, poste al di sotto della superficie del terreno, hanno la doppia funzione di ancoraggio della pianta e di assorbimento delle sostanze nutritive. La zona radicale è composta da una singola radice a fittone, che sviluppa molte radici secondarie fino a diventare una massa fibrosa.
- Il cotiledone è una foglia embrionale e rappresenta il primo set di foglie che appare dopo la germinazione. L’aspetto verde dei cotiledoni è un indicatore della presenza della clorofilla, che permette alle foglie piccole di condurre la fotosintesi nelle fasi iniziali di crescita. Dal primo cotiledone emergerà il primo paio di foglie vere.
- Il fusto principale emerge dalle radici e permette alla pianta di cannabis di crescere in verticale. Il fusto è il canale vascolare primario, che trasporta acqua e minerali dalle radici. Le diramazioni secondarie crescono dal fusto principale da punti chiamati nodi: da ogni nodo nasce una coppia di rami su entrambi i lati del fusto.
- Le foglie a ventaglio crescono in coppie dal fusto principale e dalle diramazioni.Sono il principale strumento di fotosintesi a disposizione della pianta: esse assorbono tutta la luce disponibile, la passano al floema, o tessuto cribroso, che trasporta l'energia in tutta il resto della pianta.
- La cima è l'estremità fiorita della pianta di cannabis femmina. Le gemme o pepite, altri nomi per indicare i fiori di cannabis, crescono su punti sparsi in tutti gli steli. Ogni gemma è composta da calici, i sono piccoli grappoli a forma di goccia, al cui interno e nell'area circostante crescono foglie.
- I pistilli sono comunemente chiamati "peli" e si formano sulle gemme, perciò solo sulle piante femmina. Durante il periodo di fioritura cambiano di colore e vanno dal bianco all'arancione/rosso, man mano che le gemme maturano. I pistilli sono l'escrescenza primaria dei calici, ed essenzialmente servono a catturare il polline.
- I tricomi producono il luccicante e appiccicoso manto di resina che ricopre tutte le gemme di cannabis. Man mano che la fioritura avanza, i calici e le foglie circostanti vengono ricoperte da un manto di minuscoli steli con estremità a forma di fungo. Queste estremità cambiano di colore, dal trasparente, al bianco, al color ambra, durante la fioritura.
Dove nascono i cannabinoidi?
Gli elementi più importanti della pianta di cannabis sono quelli che concorrono alla produzione dei cannabinoidi e che forniscono alle infiorescenze gli effetti che conosciamo bene. Il sapore della marijuana è dato dalla resina, prodotta nei calici attraverso i pistilli, e dai terpeni – che insieme agli oli essenziali – contribuiscono a creare il sapore distintivo di ogni varietà di cannabis.
I terpeni della cannabis
I terpeni sono composti aromatici contenuti nella pianta di cannabis e sono i responsabili del particolare odore e sapore di ogni varietà. Le caratteristiche della cannabis non sono date, dunque, soltanto dalla varietà e dalla presenza più o meno massiccia di TCH e CBD, ma sono legate a doppio filo alla presenza dei terpeni. È grazie ai terpeni se alcune varietà di marijuana hanno sentori agrumati, di muschio o di eucalipto ed è sempre grazie ai terpeni se l'effetto di una determinata varietà è più o meno invasivo per l'organismo.
I terpeni sono un gruppo di molecole presenti in natura in molte specie vegetali e in alcune specie di insetti, e la loro caratteristica principale è quella di conferire ad ogni pianta il suo caratteristico aroma. Nel caso delle numerose varietà di piante di marijuana presenti in natura, l’odore e la fragranza tipica di ognuna di esse sono determinati dalla gamma di terpeni prodotti dalla pianta stessa. I terpeni vengono prodotti all’interno dei tricomi, le ghiandole che producono anche il THC, e la loro presenza e composizione varia in base a fattori ambientali, alla composizione chimica del terreno e alle condizioni climatiche.
Perchè le piante producono terpeni?
La natura segue un disegno perfetto e ogni elemento degli organismi viventi ha una precisa funzione. Come spesso accade nel mondo vegetale, i terpeni vengono prodotti dalle piante per difendersi dai predatori; grazie al loro aroma pungente, le piante di marijuana riescono a respingere gli insetti dannosi e attirarne altri benefici per favorire l'impollinazione.
La quantità e il tipo di terpeni che una pianta di cannabis produce dipende da vari fattori: la stessa varietà non produce necessariamente gli stessi composti aromatici, in seguito a fattori come il clima, il suolo e i fertilizzanti utilizzati, l'età della pianta, e altri elementi.
La cosa più interessante dei terpeni, tuttavia, è che essi lavorano in sinergia con i cannabinoidi. Una conferma di ciò è che alcune varietà possono avere gli stessi identici livelli di THC e CBD, ma i loro effetti possono essere molto diversi tra loro. Il THC si lega ai recettori del nostro cervello provocando gli effetti psicoattivi della cannabis; un terpene può influenzare attivamente quei recettori cerebrali e il loro modo di funzionare.
L'industria della cannabis terapeutica, in particolare, è interessata agli effetti dei terpeni e alla loro sinergia con i cannabinoidi. Identificando i terpeni presenti in una determinata varietà e studiandone la concentrazione e l'interazione con il THC, è possibile modellare l'erba sulle esigenze mediche. Ad esempio, aggiungendo limonene, si può ottenere un effetto stimolante; aggiungendo linalolo si ottiene un effetto rilassante e sedativo; aggiungendo beta-cariofillene si amplificano gli effetti analgesici della cannabis.
I pistilli
Un pistillo è l'organo riproduttivo femminile della pianta di cannabis. Per un normale coltivatore domestico, il pistillo è quel "peletto" che sporge dal calice di un fiore femminile. Possono essere chiamati anche stimmi.
Quando un pistillo entra in contatto con il polline di una pianta maschio, il fiore viene impollinato. In questo caso, invece di concentrare tutte le sue energie sulla produzione di fiori più resinosi, la pianta femmina inizia a sviluppare semi. La cannabis diverrà così meno potente e si formeranno semi.
I pistilli tendono a sporgere dai nodi delle giovani piante di cannabis in modo abbastanza casuale, anche se a volte sono più evidenti vicino alle parti apicali delle piante e risultano piuttosto facili da individuare. Il calice è la prima parte del fiore che si forma quando una piantina raggiunge la fase di fioritura, ovviamente se si tratta di una pianta in grado di generare fiori. La pianta sviluppa rapidamente una piattaforma protettiva costituita da piccole foglie, chiamate sepali, che nel suo complesso è chiamata calice.
Il calice è progettato per proteggere gli organi riproduttivi della pianta posti tra i sepali, e fornire al fiore una base stabile. Anche se tutte le piante che fioriscono, maschi e femmine, hanno i calici, quando si parla di piante di cannabis nello specifico, solo i calici delle piante femmine sono interessanti per l'aspirante coltivatore di cannabis.
Quando si coltiva cannabis, l'obiettivo è ottenere grandi gemme terminali, che comprendono anche i calici. Non si tratta di una parte qualsiasi, ma della parte più importante, perché nei calici si trovano gli organi riproduttivi della pianta, chiamati pistilli, e i tricomi.
I pistilli sono il punto in cui si formano i caratteristici lunghi peli, chiamati stigmi. Gli stigmi inizialmente sono bianchi, quando la pianta è in fase iniziale di fioritura, poi diventano color ambra o gialli, e infine marroni, man mano che il processo di fioritura avanza. I tricomi sono ghiandole che producono resina in cui si formano i cannabinoidi, incluso il noto THC psicoattivo.
Gli olii essenziali della cannabis
L'olio essenziale di fiori di canapa o essenza di fiori di canapa è un olio che si ottiene per distillazione dalle infiorescenze femminili e dalle foglie apicali della pianta di cannabis sativa. Appare come un liquido giallastro contenente molti composti volatili quali terpeni e terpenoidi e quantità variabili di delta-9-tetraidrocannabinolo a seconda della varietà di pianta da cui viene estratto l'olio e dall'impiego che se ne intende fare.
Sotto un aspetto che tenga conto strettamente degli aspetti organici è opportuno segnalare che l’olio di canapa è ricco di omega 3 ed omega 6, contiene un’altra piccola percentuale di differenti acidi grassi essenziali e una fitta concentrazione di vitamina E, B1 e B2 nonché tracce di numerose altre vitamine.
Grazie al rapporto ottimale degli acidi grassi in esso contenuti, in particolar modo grazie al giusto equilibrio tra l’acido linoleico omega 3 e omega 6, l’olio di canapa è considerato un toccasana per l’organismo al pari di numerosi altri antiossidanti poiché in grado di mantenere un corretto equilibrio cellulare e favorire dunque un sano e continuo processo di osmosi in grado sia di detossificare il corpo sia di contrastare pesantemente l’accumulo dei radicali liberi.
Inoltre, gli omega 3 contenuti nei semi spremuti sono di grande aiuto nella gestione delle patologie cardiovascolari, in una corretta metabolizzazione dei grassi ingeriti, nonché nella risposta infiammatoria a differenti stimoli.