Bicchieri con lo spritz in fila indiana

Si può combattere l alcolismo con la cannabis?

La ricerca sulla cannabis in ambito terapeutico si fa sempre più ampia, come sempre più ampi stanno diventando i suoi campi di applicazione. In Italia sono presenti sul mercato solo 5 farmaci a base di cannabis, ognuno contenente una percentuale differente delle diverse molecole attive, e sono utilizzati principalmente per il controllo di nausea, vomito, appetito nei pazienti sottoposti a chemioterapia. Accanto a questo utilizzo, ben documentato dalla letteratura scientifica, si affiancano alcuni studi sui vantaggi dell’utilizzo della cannabis nel controllo del dolore cronico, come ad esempio il controllo degli spasmi muscolari nelle persone affette da sclerosi multipla. Al di là d queste applicazioni, però, nel nostro Paese la cannabis a scopo terapeutico non è ancora diffusa in maniera capillare come in altri paesi, uno su tutti gli Stati Uniti. In questo articolo affronteremo:

  1. Cannabis a scopo terapeutico: la normativa
  2. Nuove frontiere nell'utilizzo della cannabis terapeutica
  3. Le potenzialità della cannabis nella terapia contro l'alcolismo
  4. Cannabis e marijuana: sostanze a confronto
cannabis

Cannabis a scopo terapeutico: la normativa

Il decreto ministeriale 9 novembre 2015 regolamenta l'utilizzo della cannabis a scopo terapeutico, ma non è stato il primo atto di legge finalizzato al raggiungimento di questo obiettivo. Da 10 anni in Italia i medici possono prescrivere preparazioni contenenti sostanze attive vegetali a base di cannabis per uso medico, da prepararsi in strutture preposte. Come già previsto dal Testo Unico sulle droghe 309 del 1990, la sostanza può esser coltivata dietro autorizzazione di un organismo nazionale ad hoc.

La cannabis terapeutica contiene THC e CBD in alte percentuali; il tasso del THC va dal 7% al 22% e provoca un effetto molto diverso rispetto a quello della cannabis light. Se infatti la cannabis light induce un senso di rilassamento generalizzato, favorendo il sonno, la cannabis terapeutica ha un impatto molto meno blando sull'organismo. Il valore terapeutico della pianta sembra collegato al modo in cui funziona il nostro cervello: l’organismo umano possiede già un sistema endocannabinoide, formato da recettori che si aprono e si chiudono, regolando lo stato psicologico, il sistema immunitario e molto altro.

Quando i recettori rimangono chiusi per un “malfunzionamento” legato a una patologia, si possono usare i cannabinoidi delle piante per regolare i segnali nervosi e restaurare l’equilibrio distorto dalla malattia.

La cannabis terapeutica può essere acquistata nei dispensari autorizzati, solo dietro prescrizione medica. Dal 2007 è possibile importare farmaci contenenti cannabis terapeutica come Bedrocan, Bediol, Bedrobinol, Bedrolite, Bedica e Sativex.

In seguito ad una intesa tra i Ministeri di Salute e Difesa del settembre 2014, le infiorescenze per le preparazioni galeniche possono essere prodotte nello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. Dove, dopo una fase sperimentale di un paio d’anni, si coltiva una genetica di cannabis denominata FM2.

fiore di cannabis

Nuove frontiere nell'utilizzo della cannabis terapeutica

La marijuana a scopo terapeutico può essere utilizzata per combattere molti altri disturbi, oltre a quelli per cui è già adoperata. La ricercatrice americana Sabina Subbaraman, dell’Alcohol Research Group of California, ha realizzando un’analisi della letteratura scientifica riguardante alcolismo e possibili terapie sostitutive, e si è domandata se l'utilizzo di cannabis possa essere una strada per combattere l'alcolismo.

Ci sono molti studi sulla natura delle sostanze ritenute valide nella terapia contro l’alcolismo.  Attualmente, per essere utilizzata a questi fini, una sostanza deve rispondere a sette parametri.

Deve ridurre l’uso di alcol e i danni ad esso correlati. Deve meno dannosa dell’alcol. Deve dare meno dipendenza rispetto all’alcol. Dovrebbe essere dimostrato che il suo uso avviene in sostituzione all’alcol. Il suo sovradosaggio deve essere meno rischioso di quello dell’alcol. Non dove potenziare gli effetti dell’alcol. Deve offrire significativi benefici per la salute del paziente.

cannabis light 

Le potenzialità della cannabis nella terapia contro l'alcolismo

La ricercatrice Sabina Subbaraman ha analizzato le potenzialità della cannabis come terapia sostitutiva sulla base di queste sette caratteristiche. Concludendo che tutti i criteri sono risultati soddisfatti o parzialmente soddisfatti ad eccezione del sesto, in quanto l’assunzione di cannabis insieme all’alcol potenzia gli effetti di quest’ultimo.

Secondo lo studio rimangono da verificare altri fattori, in particolare bisogna accertare se realmente la cannabis possa rappresentare un sostitutivo sufficiente a contrastare il bisogno di assumere alcolici nei casi più gravi di dipendenza. Tuttavia, secondo la ricercatrice dell’Alcohol Research Group, le potenzialità emerse da questa prima analisi dovrebbero convincere i ricercatori medici a studiare approfonditamente le eventuali applicazioni di questa sostanza nel settore.

Un recente studio della University of British Columbia, a Vancouver, afferma che circa il 50% dei consumatori di cannabis terapeutica ha volontariamente richiesto di poter utilizzare la cannabis medicinale con lo scopo di sostituire l'erba all'alcool. Questo è un dato importantissimo, perché è sintomatico del fatto che la legalizzazione della cannabis potrebbe, da sola, portare a ridurre l'abuso di alcool, e perfino contribuire a potenziare le strategie di prevenzione dei rischi.

È un dato importante anche per un altro motivo: in un articolo pubblicato nel “Journal of Neuroscience” si afferma che la cannabis funziona come scudo neuroprotettivo contro i danni già provocati dall'alcool nel tronco encefalico. L'alcool infatti sconvolge il naturale equilibrio neurochimico del cervello, aumentando la dopamina e l'acido gamma-amminobutirrico. Ha anche un altro effetto che potrebbe essere ridotto dall'uso di cannabis: l'alcool infatti riduce gravemente l'attività dei recettori CB1, diminuendo la concentrazione di endocannabinoidi nell'organismo; l'quilibrio però può essere ristabilito grazie CBD.

Il CBD è importante anche sotto un altro aspetto. La dipendenza dall'alcool si basa soprattutto sull'alterazione delle cosiddette “strutture di ricompensa”. Il consumatore eccessivo di alcool sa bene che quel bicchiere di troppo gli sta facendo del male, ma quando l'impulso si presenta, il suo cervello mette a tacere l'istinto di autoconservazione e la dipendenza prende il sopravvento.

Il CBD stimola i recettori CB1, agendo come “sostituto” per ripristinare in parte la mediazione neurale che è andata persa a causa della diminuzione degli endocannabinoidi.

cannabis

Cannabis e Marijuana: sostanze a confronto

È singolare pensare di combattere una sostanza che crea dipendenza con un'altra sostanza che crea dipendenza; eppure alcol e marijuana hanno effetti molto diversi sull'organismo e sulla “pericolosità sociale” di chi li assume.

  1. Decessi legati all'utilizzo delle sostanza: nel 2016, nel mondo, sono morti più di 8 milioni di persone per cause legate all’alcol, mentre non ci sono morti documentate per il solo uso di marijuana. Uno studio durato oltre 16 anni, condotto su più di 65.000 americani e pubblicato sull’American Journal of Public Health, ha scoperto che gli utilizzatori sani di marijuana non hanno più probabilità di morire precocemente rispetto agli uomini e alle donne sani che non hanno fumato cannabis.
  2. La marijuana crea meno dipendenza dell'alcool. Circa la metà di tutti gli adulti hanno provato almeno una volta la marijuana, rendendola una delle sostanze illegali più utilizzate; solo una piccolissima percentuale di queste persone ne è diventata dipendente.

Uno studio del 2014, condotto su oltre 8.000 persone tra i 15 e i 64 anni, ha individuato una serie di comportamenti legati al rapporto con la droga. Di coloro che avevano provato la marijuana almeno una volta, “solo” il 9% ha ricevuto una diagnosi di dipendenza, mentre per l’alcol la cifra sale a circa il 15%.

  1. Entrambe le sostanze creano problemi alla guida, ma l'alcool è il peggiore. Una nota di ricerca pubblicata dalla National Highway Traffic Safety Administration ha concluso che avere una quantità rilevabile di THC nel sangue non aumenta il rischio di incidenti stradali. Mentre un livello di alcol nel sangue dello 0,05% o superiore aumenta le probabilità di causare un incidente del 575%.

Tuttavia, la combinazione delle due sostanze ne amplifica i singoli effetti, aumentando anche i rischi legati alla guida in sicurezza. In ogni caso è bene non guidare se non si è completamente sobri.

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