Coltivazione cannabis light

Cannabis e ansia: quali varietà evitare?

Gli effetti della marijuana cambiano da persona a persona. La stessa sostanza non provocherà mai un identico effetto su due fumatori diversi, soprattutto perché la percezione dello “sballo” è spesso legata allo stato psico-fisico ed emotivo del fumatore, non soltanto alla quantità di principio attivo.

Sono state individuate due macro categorie di effetti della cannabis, ma la lingua italiana non ha due parole diverse per definirle. Per spiegarvi questa differenza useremo i vocaboli inglesi con cui questi effetti vengono identificati. Si parla di high per indicare quella sensazione di leggerezza e vivacità mentale che si prova non appena si assume cannabis; all'improvviso si è attivi, si ha voglia di ballare o di camminare e si è in preda a una creatività galoppante. Si parla di stoned quando l'effetto è invece quello di un intorpidimento corporeo e mentale, che spesso induce sonnolenza. La prevalenza dell'effetto high o dell'effetto stoned è legata alla proporzione variabile di THC e CBD all'interno delle infiorescenze utilizzate.


I principi attivi della cannabis: il THC

Il THC, o delta-9-tetraidrocannabinolo, è uno dei principi attivi più presenti nella pianta di cannabis. È una sostanza psicogena prodotta dai fiori della pianta di marijuana, che ha moltissimi effetti sull'organismo umano e, nelle giuste dosi e modalità, la sua assunzione può portare risultati positivi. Il THC altera la coscienza e lo stato mentale di chi lo assume; l'effetto però dipende fortemente dalla quantità e dallo stato psicofisico di chi lo consuma: una dose minima porterà ad un breve e non troppo intenso stato di euforia associato ad un ampliamento delle percezioni emozionali, mentre l'assunzione di THC in dosi elevate può avere spiacevoli effetti sull’umore, che possono tradursi in depressione o aggressività.

Le alterazioni, in senso positivo e negativo sul nostro organismo, si verificano grazie alla presenza dei recettori cannabinoidi CB1 e CB2, presenti nel sistema endocannabinoide del corpo umano. Il nostro corpo, infatti, è capace di produrre i cannabinoidi in maniera endogena e il THC, legandosi ai propri recettori, stimola il rilascio di dopamina da parte di alcune regioni del nostro cervello, soprattutto a livello dell'ipotalamo. La dopamina è un neurotrasmettitore che agisce modulando il comportamento individuale, l’umore, il ritmo sonno-veglia, l’attenzione, la memoria, il movimento volontario e tantissimo altro ancora. Il legame del THC con i suoi recettori e la conseguente produzione di dopamina stimolano sensazioni di piacere, concentrazione, sollievo dal dolore e appetito.


I principi attivi della cannabis: il CBD

Il CBD, o cannabinolo, è un cannabinoide non psicoattivo, che regola e stabilizza gli effetti del THC. Ha moltissime proprietà, tanto da essersi rivelato un toccasana per il corpo umano. Ha un effetto rilassante, analgesico e antinfiammatorio, favorisce il rilassamento muscolare e i concilia il sonno, migliorando la qualità del riposo. I suoi usi officinali superano quelli di qualsiasi altro cannabinoide noto e – da quando è commercializzabile grazie alla legge 242/2016 che permette la vendita di cannabis light – è diventato una superstar. È ritenuto molto utile anche nella cura di diabete, alcolismo, sindrome da stress post traumatico - PTSD, schizofrenia, artrite reumatoide, epilessia, patologie cardiovascolari. Ha effetti antipsicotici e ansiolitici, che lo rendono del tutto complementare al THC.

Il CBD assume una funzione molto significativa nel rapporto con i recettori CB2, che si trovano nel sistema immunitario, in organi come timo, milza e tonsille. Regola il sistema immunitario e la risposta dell'infiammazione intestinale, impedendo l'eliminazione dei cannabinoidi naturali, e si lega ad alcuni recettori responsabili della salute fisica e mentale. Anche i recettori CB2 sono localizzati nel cervello, ma non nella stessa misura dei CB1.

Quando THC e CBD si combinano, i loro effetti mutano, dando vita al cosiddetto effetto entourage: le due sostanze, THC e CBD, esaltano le qualità positive l'una dell'altra. Ad esempio, il THC puro può causare ansia, ma quando è mescolato con il CBD ha un effetto molto più blando, favorendo una positiva e generale sensazione di rilassamento.

Cannabis e ansia: quali varietà preferire?

Le varietà di cannabis indica e sativa differiscono in moltissimi aspetti, dalla morfologia alla concentrazione di principio attivo. Oggi è molto difficile trovare varietà genetiche pure di cannabis indica e sativa, dal momento che i growers moderni tendono a ibridare il più possibile le genetiche per ottenere varietà con moltiplici qualità positive. Le differenze genetiche però possono guidarci nella scelta della varietà migliore per il nostro umore. 

La Cannabis sativa è la varietà di Cannabis più diffusa, caratterizzata da una crescita considerevole e da effetti prevalentemente cerebrali. La Cannabis sativa è originaria dei Paesi equatoriali, quelli che si trovano nella fascia compresa tra 30° a nord e a sud dell'equatore, come Thailandia e Indonesia, dove le ore di luce restano costanti per quasi tutto l'anno. Sono piante molto resistenti perché abituate a lottare per la luce, a causa della vegetazione molto fitta che caratterizza le loro zone d'origine.

Le cime di Cannabis Sativa contengono per natura concentrazioni di THC molto elevate, mentre sono caratterizzate da livelli piuttosto bassi di CBD. Ciò si traduce in effetti prevalentemente inebrianti, caratterizzati da sensazioni positive come euforia, ispirazione, motivazione, spiccata energia, concentrazione, stati d'umore positivi e stimolazione dell'appetito.

La Cannabis Indica ha un aspetto molto diverso da quello della sua sorella Sativa: si presenta come una pianta molto compatta e cespugliosa, ed è caratterizzata da una crescita moderata in altezza. Sono piante perfette per chi non dispone di molto spazio o ha bisogno di non dare nell'occhio. Le varietà di Cannabis Indica tendono a produrre livelli moderati di THC e concentrazioni piuttosto elevate di CBD, tanto che esistono varietà coltivate appositamente per ottenere maggiori percentuali di CBD rispetto a quelle di THC. Tali caratteristiche rendono le specie Indica particolarmente indicate per i trattamenti terapeutici. I tipici effetti indotti dalle varietà Indica sono rilassamento corporeo, sensazioni sedative da "blocco divano", aumento della produzione di dopamina, sollievo da stress e ansia, riduzione della tensione muscolare e aumento dell'appetito.

Uso saltuario e regolare: cosa cambia? 

L’ansia è senza dubbio un fenomeno ricco di sfumature e strettamente connesso alla soggettività di ogni individuo, ma alcuni ricercatori hanno notato che i consumatori regolari di cannabis tendono a percepire una diminuzione dell’ansia conseguente all'uso di marijuana, mentre gli utenti occasionali e quelli alle prime esperienze hanno maggiori possibilità di andare incontro a stati ansiogeni.

Secondo una ricerca del 2009, inoltre, i fumatori assidui tendono a sviluppare condizioni ansiogene che si manifestano anche una volta cessato l’effetto della cannabis. Questa particolarità ha indotto i ricercatori a teorizzare che alcuni fumatori assidui tendano “a utilizzare cannabis sostenendo che essa gli serve per non avere stati di ansia, ma dovrebbero valutare la possibilità che proprio l’eccessivo consumo di cannabis sia alla base di questo stato ansiogeno”. Sostanzialmente, secondo questa ricerca un uso “regolare” è utile per controllare l’ansia, mentre un uso “smodato” può al contrario favorirne l’insorgenza o l’aggravarsi.

Importanza delle concentrazioni di THC e CBD

Le due sostanze chimiche più comuni nella cannabis sono Thc e Cbd. Sebbene la maggior parte dei ceppi di cannabis contengano entrambi i composti, i livelli di Thc e Cbd tendono a variare da ceppo a ceppo. Secondo una ricerca pubblicata su Leaf Science questi due principi attivi possono avere sull’ansia effetti opposti. Il THC è il principio attivo responsabile degli effetti psicotropi della cannabis e un suo abuso può alimentare stati di ansia o paranoia, appunto a causa della sua influenza sull’amigdala. Il CBD, all’opposto, agisce contrastando gli effetti del THC, al punto che alcuni studi hanno dimostrato che, se assunto da solo, può essere considerato un medicinale benefico contro l’ansia.

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