Nel 2016 l'Italia ha detto sì alla cannabis light. Uno studio della Coldiretti ha evidenziato che le coltivazioni di Canapa sono decuplicati per il 2018. Dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4000 stimati nel 2018. Nelle campagne italiane si moltiplicano le esperienze innovative, con produzioni che vanno dalle uova ai mattoni isolanti, dall’olio lenitivo alle bioplastiche. Fino ai semi, le infiorescenze per tisane e poi ancora farina, pasta, e cosmetici. Tra i giovani è stato boom in pochissimo tempo. I growshop (negozi che vendono infiorescenze e altri prodotti a base di cannabis light) aprono uno dopo l'altro su tutto il territorio nazionale, non senza polemiche. L'aura di negatività e di pregiudizio che ha sempre avvolto il tema della cannabis si sta diffondendo anche alla marijuana light? Toccheremo i seguenti argomenti:
- Cos'è la cannabis light?
- Si può fumare?
- Cannabis light: un dibattito aperto
- Cannabis light e giovani
Cos'è la cannabis light?
Si tratta di una pianta femmina di Cannabis sativa. Privata quasi completamente del THC, che può essere contenuto entro i limiti dello 0,2%. La marijuana light contiene gli stessi principi attivi della marijuana tradizionale, ma in percentuali diverse. Il THC, che è il responsabile dell’effetto psicoattivo della marijuana, è contenuto in percentuali bassissime, mentre il CBD è contenuto in misura variabile.
È proprio il CBD il responsabile degli effetti benefici della marijuana light.
La legge 242/2016 è in vigore da gennaio del 2017, ed ha aperto la strada a un business molto fiorente. La norma “si applica alle coltivazioni di canapa delle varietà ammesse iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, ai sensi dell’articolo 17 della direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002, le quali non rientrano nell’ambito di applicazione del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope”.Il CBD svolge un ruolo molto positivo nella regolazione della temperatura corporea, delle infiammazioni e della tolleranza ai dolori. Il potenziale del CBD nelle terapie per il trattamento del dolore cronico è diventato un'area di particolare interesse per i ricercatori. Per le sue, oramai note proprietà anticonvulsivanti, antinfiammatorie e, ovviamente, ansiolitiche.
Si può fumare?
La cannabis light si può acquistare nei punti vendita e nei siti internet specializzati. Si può trovare anche in alcuni tabaccai, supermercati. E persino nei moltissimi distributori automatici che stanno affollando le nostre città. La legge 242, sulla destinazione d'uso di alimenti e cosmetici, dispone che la "marijuana light può essere venduta solo in presenza di quantità di THC inferiori allo 0,2%. Per usi che non prevedano l'assunzione diretta della sostanza".
Vuol dire che la cannabis light può essere venduta per collezionismo, per usi tecnici e ornamentali. In poche parole, può essere usata per ragioni di studio e analisi o per deodorare gli ambienti, ma non può assolutamente essere assunta. Viene venduta in confezioni sigillate, che tali dovrebbero restare. Secondo la legge italiana, quindi, la cannabis light non può essere essere assunta per fini ludici, non può essere fumata né bruciata.
Nonostante la legge disponga il divieto di assumere le infiorescenze di cannabis light attraverso la combustione, è proprio questo lo scopo principale per cui viene acquistata dai giovani. Fumare infiorescenze di canapa legale è un'esperienza diversa dall'assunzione di marijuana tradizionale, ma è comunque paragonabile ad essa, almeno per gli effetti rilassanti. Il THC infatti, che è il principio attivo responsabile degli effetti psicoattivi della sostanza, è contenuto in misura irrisoria. Il CBD invece è contenuto in misura variabile e dona un diffuso senso di rilassamento che dura al massimo qualche ora.
Cannabis light: un dibattito aperto
La politica e molti genitori hanno espresso perplessità in merito all'utilizzo di questa sostanza in maniera libera e legale. Già ad aprile del 2018 il Consiglio Superiore della Sanità (Css) si è espresso negativamente sulle infiorescenze di cannabis light. Facendo presente che – per quanto “light” – la canapa legale ha comunque una serie di controindicazioni. Il parere negativo del Css è motivato dall'assenza di studi a lungo termine, come sottolinea Sabina Strano Rossi, tossicologa forense dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
“Per questa ragione, sottolinea Strano Rossi, i potenziali rischi sono soprattutto per i bambini e i ragazzi in cui lo sviluppo cerebrale è ancora in atto. E nelle donne in gravidanza. Non avendo dati, non si può escludere, infatti, che un accumulo del principio attivo nel tempo possa agire a livello della struttura cerebrale. Ad esempio diminuendo lo spessore della corteccia, deputata alle funzioni cognitive superiori. Altro aspetto, bisogna stare attenti ad assunzioni accidentali da parte di bambini molto piccoli, che possono causare un'intossicazione”.
L'ex Ministro Giovanardi ha recentemente chiesto al governo Conte di fermare il boom dei growshop. In nome, della presunta possibilità di ottenere THC in quantità superiori allo 0,2% partendo dall'erba legale, venduta ormai ovunque.
Da dove arriva questa notizia? Arriva da uno studio del dott. Giovanni Serpelloni. Già capo Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio e collaboratore del Dp Institute dell’Università della Florida. Che ha coordinato la sperimentazione effettuata negli istituti di Medicina legale delle Università di Ferrara, Parma e Verona.
Il dottore è autore della ricerca “Cannabis light extraction”, presentata a San Patrignano in occasione dei WeFree days dedicati alla prevenzione. Lo studio mirava a scoprire se fosse possibile estrarre e concentrare il principio attivo in dosi sufficienti per ottenere l’effetto stupefacente a partire dalla cannabis light. I ricercatori hanno acquistato i prodotti negli store. E con l’ausilio di un estrattore domestico con gas butano sono passati alla sperimentazione. Risultato: «Partendo da dosi di materiale grezzo che oscillavano dagli 8 ai 15 grammi, siamo giunti ad estrarre un prodotto con concentrazioni superiori allo 0,6%. Limite della legalità – spiega il dottor Serpelloni. Da calcoli successivi siamo arrivati alla conclusione che con 20-30 grammi di prodotto grezzo si può arrivare ad estrarre un concentrato resinoso di circa 25 milligrammi di principio attivo».
Nessuno mette in dubbio la veridicità dello studio. Ma pensare di acquistare 30 grammi di cannabis light per ottenere l'effetto stupefacente sarebbe un'operazione antieconomica anche per il più sprovveduto consumatore di cannabis.
Ci sono gruppi di genitori che sarebbero pronti a combattere fino all'ultimo respiro il boom della cannabis light. Altri invece vedono nella legge 242/2016 un grande alleato per contrastare l'acquisto di sostanze stupefacenti non controllate sul mercato nero. Chi ha figli sa che spesso i ragazzi fanno uso di cannabis. E poter controllare il fenomeno invece di pensare di eliminarlo con divieti e punizioni è un'ottima notizia. La cannabis light comunque non può essere venduta ai minorenni. Recentemente è stato proposto di inserire anche una “zona rossa” intorno alle scuole, per non incentivare in nessun modo l'utilizzo.
Cannabis light e giovani
I numeri sul consumo di canapa legale iniziano ad essere sufficienti per delineare un profilo del cliente medio dei grow shop. Chi ha avuto paura che la legalizzazione della canapa fosse un passo verso una più generale legalizzazione delle droghe leggere e temeva che fosse il lasciapassare per la via della perdizione giovanile, si sbagliava.
L'utente medio dei negozi che vendono infiorescenze di cannabis legale è donna ed ha più di trent'anni.
Spesso si tratta di ex fumatori di marijuana che, per ragioni diversissime, hanno abbandonato l'utilizzo della sostanza. Il lavoro, la famiglia e le chiacchiere della gente spesso hanno allontanato dal consumo di droghe leggere i non più giovanissimi.
A volte si tratta di una decisione dettata proprio dall'effetto del THC, da quella sensazione di ansia e paranoia che a un certo punto inzia a creare problemi. L'assenza di THC invece ha convinto molti ex consumatori a riprovare, con successo.
Non esiste dunque un reale problema giovanile legato alla cannabis light. I ragazzi, che legalmente non potrebbero acquistarla se minorenni, preferiscono comunque rivolgersi al mercato nero. In cerca di quello “sballo” che l'erba legale non dà. Anche i distributori automatici, che a primo impatto potrebbero sembrare dei facilitatori, in realtà funzionano esattamente come quelli del tabacco. E richiedono l'utilizzo di un documento che certifichi la maggiore età dell'acquirente.
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