Due persone anziane sedute sulla panchina.

Cannabis light può aiutare anziani?

La definizione del concetto di anzianità è in rapida evoluzione, di pari passo con i progressi della medicina, delle nuove tecnologie e dell’accesso all’informazione. Se per esempio fino a cinquant’anni fa un uomo di sessantacinque anni poteva dirsi anziano, oggi no. Un sessantacinquenne odierno è mediamente più sano, vigoroso, informato e più attivo. E con un più ampio margine di aspettative di vita. Gli anziani potrebbero trovare giovamento dall'utilizzo della cannabis light? In questo articolo vedremo:

  1. La terza età
  2. Il consumo di farmaci nella terza età
  3. Cbd e le sue proprietà
  4. Qualche esempio importante

Cannabis

La terza età

In sostanza si è allungata notevolmente la vita media. E in virtù di questo, si è notevolmente estesa la fascia di anni che precede l’”anzianità”. Se con questo termine intendiamo un netto declino cognitivo e fisico. D’altronde è un obiettivo dichiarato della medicina: voler migliorare la qualità dell’ultima fase della vita. Quella più complicata, più che allungare la vita stessa.

Questo è un bene, soprattutto se si considera che molti Paesi del mondo si trovano alle prese con il problema di un’età media dei cittadini che va innalzandosi drasticamente. Con l’ovvia conseguenza di una futura cospicua categoria di anziani di cui pochi giovani potranno prendersi cura. Oggi l’Italia non sfugge a questa tendenza, con più di 13 milioni di persone che superano i sessantacinque anni di età.

Una cifra che va a costituire la preoccupante percentuale del 22% della popolazione. Anche se attualmente si tende a far coincidere la soglia dell’anzianità coi settantacinque anni, possiamo dire che una consistente fetta della nostra popolazione è entrata nella fase dei… primi possibili acciacchi.

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Il consumo di farmaci nella terza età

Sappiamo bene che l’anzianità coincide con l’età in cui si manifestano i primi disturbi più o meno invalidanti, e più o meno cronici. Con la conseguente necessità di intraprendere delle terapie per contrastarli. A volte sono terapie riabilitative, ma altre volte si tratta di terapie a base di farmaci. E qui cominciano i problemi.

Nella quasi totalità dei casi i farmaci hanno effetti collaterali, e se assunti a lungo gli effetti collaterali possono superare gli effetti benefici. Per non parlare dei casi in cui un individuo sia affetto da più patologie, per le quali debba assumere più farmaci di tipo diverso e la cui azione incrociata può risultare nociva. O addirittura vanificare gli effetti delle medicine stesse.

E’ questo un problema tipico delle persone anziane. Chiunque abbia un nonno o dei genitori anziani conosce bene la tabella di marcia quotidiana. La maggior parte di loro deve seguire, con tanto di timer, una serie di regole prestabilite per non sbagliare l’ordine di assunzione dei farmaci.

La medicina si è mossa in più direzioni, per contrastare questo problema. Una di queste è la sperimentazione e la ricerca sulla cannabis terapeutica, in particolare dei suoi due principali cannabinoidi: THC e CBD. Con risultati che fanno ben sperare: la cannabis potrebbe essere un grande alleato per affrontare la terza età. 

Cannabis light

Cbd e le sue proprietà

A proposito della cannabis light, per esempio, era già noto che il CBD contenuto nelle infiorescenze avesse proprietà rilassanti, anticonvulsivanti, antidistoniche, antiossidanti, antinfiammatorie. Che favorisse il ripristino della regolarità dei cicli del sonno e che costituisse un valido distensivo contro ansia e panico.

La sperimentazione su larga scala di eventuali altri benefici per patologie legate all’anzianità, o tipiche dell’età adulta è stata però a lungo frustrata dalla demonizzazione dovuta al massiccio proibizionismo. E ai decenni di informazione distorta di cui la pianta di cannabis è stata vittima.

La liberalizzazione pressoché unanime del commercio di cannabis light e la creatività dei venditori, nell’ideare una vasta gamma di prodotti che offrissero un’alternativa, per chi non volesse fumarla o vaporizzarla, hanno contribuito a rimetterla sotto la giusta luce. Oggi il CBD viene legalmente commercializzato sottoforma di tisane, olio, biscotti, o in vari formati da assumere direttamente: olio, cristalli, capsule...

Il CBD è un potente alleato per alleviare il dolore neuropatico e i dolori cronici in particolare dell’artrite reumatoide. Allo stato attuale della ricerca presenta il grande vantaggio di non interagire con l’azione di alcun farmaco.

D’altro canto, la prudente liberalizzazione della marijuana a scopo medico (e anche ricreazionale) in alcuni Paesi del mondo, ne ha permesso l’impiego su vasta scala, e le prime raccolte di dati.

Recentemente, uno studio pubblicato su un gruppo di quasi tremila anziani dai ricercatori dell’Università Ben-Gurion in Israele e pubblicato sull’European Journal of Internal Medicine ha evidenziato nettamente i benefici della cannabis contro il dolore cronico. Infatti, dopo sei mesi di trattamento, più del 90% di quegli anziani riportava un sensibile alleviamento del dolore e quasi un quinto di loro ha rinunciato agli oppioidi o ne ha ridotto la dose.

Quest’ultimo aspetto è molto importante, soprattutto in Paesi come gli Stati Uniti, che si ritrovano a fronteggiare la vera e propria piaga di adulti americani che hanno sviluppato una dipendenza da oppioidi regolarmente prescritti come analgesici o sonniferi. E -ancora una volta- gli anziani sono la fascia più colpita da questo dramma.

cannabis light

Qualche esempio importante

Anche il Parkinson è una patologia che può colpire gli anziani, sebbene non solo loro. Sappiamo che i tremori e la perdita di equilibrio del paziente sono dovuti alla progressiva morte delle cellule responsabili della produzione di dopamina. Benché ancora non si sia giunti a trovare la causa di questa malattia, è noto che fra i pazienti affetti da Parkinson i consumatori di marijuana avvertano un miglioramento delle condizioni e una sensibile diminuzione del tremore.

La cannabis è anche uno dei pochi rimedi che si conoscono per contrastare il glaucoma, che è una delle principali cause di cecità nelle persone sopra i sessant’anni. Il glaucoma è una patologia dovuta a un innalzamento irregolare della pressione dell’occhio. Per tenerla sotto controllo, il paziente ricorre a costose gocce oculari da applicare ogni giorno. Un effetto simile lo si può avere anche tramite dosi di THC. La marijuana abbassa infatti la pressione del bulbo oculare per diverse ore. Il modo migliore di assunzione per questa terapia è la vaporizzazione.

Sempre la marijuana si sta rivelando un buon alleato contro il morbo di Alzheimer in quanto rallenta o addirittura interrompe la produzione delle proteine tossiche responsabili della degenerazione neurologica del paziente, ritardando il manifestarsi delle conseguenze più gravi.

Un’altra afflizione della terza età è una progressiva perdita del tono muscolare, dovuta anche alla naturale diminuzione dell’appetito che alcuni anziani avvertono. Nei casi più gravi la diminuzione dell’appetito può innescare un’anoressia anche fatale: le persone anziane rappresentano la categoria più colpita dai decessi per anoressia.

Ora: chiunque abbia fumato marijuana sa benissimo come essa incrementi l’appetito, in misura anche notevole! E quindi può senz’altro aiutare una persona anziana a rimettersi sui binari di una dieta più corretta.

Discorso simile si può fare per i problemi legati all’insonnia, che diventa più frequente con l’avanzare degli anni. Va da sé che un sonno profondo sia importante per una vita sana e nel caso degli anziani, anche per accelerare la guarigione da malattie o lesioni. Alcuni tipi di marijuana sono molto indicati per indurre sonno e rilassamento, e questo è un potenziale effetto anche dell’olio di CBD.

Sempre il CBD può aiutare molto come stabilizzatore dell’umore per chi soffre di attacchi di ansia, e per i molti anziani che iniziano a manifestare sintomi di depressione. Per questi ultimi, sempre che non ne disdegnino gli effetti psicotropi, è raccomandabile anche la marijuana, che senz’altro aiuta a farsi qualche bella risata.

Un uso terapeutico della cannabis può essere d’aiuto anche per alleviare i sintomi della sclerosi multipla, compresi i dolori muscolari e gastrointestinali, e ha già dato prova di migliorare sensibilmente la qualità della vita delle persone affette da questa patologia.

Di certo è importante che con nuovi studi sia fatta piena luce sulle potenzialità di impiego della cannabis medica. Anche per dissipare quei pregiudizi che per una piccola parte della storia dell’Uomo hanno pesato su una utilissima pianta. Nostra carissima amica da millenni.

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